Come reagiscono le donne davanti a una defaillance maschile?
Possono essere loro stesse un fattore scatenante? Quanto contribuiscono a creare anche loro il loop dell’ansia da prestazione? Perché il 40% delle donne stigmatizza i farmaci?
Per capirlo dobbiamo innanzitutto analizzare cosa intendiamo per Disfunzione Erettile (DE)
nelle sue manifestazioni più frequenti.
Perché se ne parli infatti deve essere presente almeno uno dei tre sintomi seguenti:
Effettiva difficoltà al verificarsi dell’erezione durante l’attività sessuale
Mercata difficoltà a mantenere l’erezione fino al completamento dell’attività sessuale
Visibile riduzione della rigidità erettile
Se abbiamo fatto un controllo da un urologo e siamo certi di non avere un problema organico allora possiamo affrontare il problema da un punto di vista psicologico.
Non sempre la donna reagisce bene davanti a questi episodi, anzi.
Sono frequenti atteggiamenti di autocolpevolizzazione, di insicurezza sulla propria femminilità e capacità attrattiva.
Si inizia a pensare “Forse ha un’altra”, “Non sono più capace di attrarlo sessualmente”, “La nostra relazione è in crisi” e a questi pensieri intrusivi possono seguire reazioni sminuenti verso se stesse o reazioni aggressive nei confronti del partner.
Quando possiamo parlare della donna come fattore scatenante della mancata erezione maschile?
Le reazioni aggressive sicuramente sono quelle che fanno più male alla coppia.
Insulti, smorfie di disapprovazione, paragoni con ex più prestanti, battute poco felici, terminologia svilente, rimproveri, sono alcuni esempi.
Tutto questo destabilizza l’uomo che farà molta fatica a riprendere un’attività serena entrando in una spirale negativa che lo farà desistere dall’avere contatti, aumentando la distanza e la crisi.
Ricordiamoci che un desiderio femminile adeguato rinforza l’autostima sessuale dell’uomo e di conseguenza l’erezione ma affichè ci sia risposta sessuale positiva bisogna sbloccare il circuito negativo ansioso.
Come fare quindi?
Innanzitutto va individuato il problema, che non è del singolo, ma della coppia.
Dietro una DE infatti possono nascondersi disfunzioni sessuali femminili ( anorgasmia, difetto dell’eccitazione, dolore ai rapporti, calo del desiderio) inibenti per l’uomo.
Possono esserci problemi relazionali: atteggiamenti negativi, critiche continue, disamore, infedeltà, richieste che l’altro non si sente di esaudire.
A volte problemi di stanchezza, stress, eventi di vita faticosi che sarebbero circoscritti diventano cronici davanti a un ripetersi del problema che crea ansia alla sola idea di avere rapporti.
Ci si trova entrambi incastrati in un problema che pare non avere soluzione.
Quando rivolgersi a un esperto?
Se ci rendiamo conto che il problema sta influenzando la nostra relazione l’aiuto di un sessuologo è necessario
Fare cure fai da te e ricorrere ai farmaci non è risolutivo.
Affinchè la coppia funzioni il problema va preso in carico da entrambi e l’atteggiamento positivo della donna può essere un aiuto fondamentale per ristabilire una sessualità serena e condivisa.
Ammettere i propri comportamenti inopportuni e inibenti, stemperare l’ansia dell’uomo, condividere il problema e affrontarlo insieme palesando anche le proprie insicurezze, condividere la terapia sono ottimi punti di partenza.
E’ importante ricordare che l’atteggiamento della donna di fronte alla disfunzione erettile influenza la scelta dell’uomo di rivolgersi a un terapista, cosa di cui hanno più paura e vergogna rispetto all’universo femminile.
Per cui scegliere un esperto insieme e affrontare uniti un percorso rafforzerà l’intimità e la comunicazione in maniera produttiva.